SARI AZIENDA AGRICOLA – Il volto giovane dell’agricoltura siciliana
16 Novembre 2025
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16 Novembre 2025

 Il Giardino della Biodiversità

 

Rigenerare la terra per rigenerare la comunità

Ci sono luoghi che nascono dal silenzio, da uno spazio dimenticato, da un terreno che nessuno guarda più.
Così è nato il Giardino della Biodiversità, un’area urbana rigenerata che oggi racconta una storia di rinascita collettiva, di cura e di amore per la terra.
Ne parlo con Rocco Ballacchino, uno dei promotori del progetto, che ci tiene a precisare che il giardino “non è solo suo”: appartiene a chiunque voglia prendersene cura.

🌱 La biodiversità come misura del benessere

Per Rocco, la parola biodiversità non è un concetto astratto: è la misura stessa del benessere di un ambiente.
«Quando la vita è varia e interconnessa – spiega – si genera eubiosi, cioè equilibrio. È lo stesso principio che regola la salute del corpo umano: se il microbiota è in disbiosi, l’organismo si ammala. Allo stesso modo, un territorio povero di biodiversità è un corpo malato».
In questa visione, la natura e l’essere umano non sono entità separate, ma un unico sistema vivente.

🌿 La forza delle persone

Il giardino, però, non sarebbe mai nato senza le persone.
«Chi ha scelto di prendersi cura dell’area – spiega – è la forza che ha rotto lo stato di abbandono».
Ma Rocco non nasconde la complessità di questo rapporto: «Lo stesso termine persone racchiude due forze opposte: chi costruisce e chi distrugge. Il degrado che abbiamo trovato era umano: rifiuti, incendi, vandalismi. Ora il giardino è il luogo dove si confrontano questi due atteggiamenti».

Ecco perché la cura condivisa diventa anche educazione ambientale e sociale: “Quando ti prendi cura di un luogo insieme ad altri, quel luogo diventa parte di te. Non stai lavorando, stai partecipando a un bene comune.”

🌸 Alberi, piante e vita nuova

Tra le tante specie presenti, gli alberi da frutto sono diventati il simbolo del giardino: purificano l’aria, nutrono, restituiscono materia organica al suolo.
Accanto a loro, piante officinali e aromatiche – rosmarino, salvia, alloro, menta – che coprono il suolo tutto l’anno, migliorano la permeabilità e alimentano la fauna locale.

Il giardino, infatti, è pensato come un piccolo ecosistema urbano: sono state installate bat box per i pipistrelli, bug hotel per api e farfalle, mangiatoie per uccelli e un abbeveratoio per insetti impollinatori.
Oggi, il canto degli uccelli accompagna chi attraversa l’area, segno che la vita è tornata.

🌻 Le orchidee e le piante della memoria

Tra le specie autoctone monitorate ci sono due orchidee spontanee – Ophrys sphegodes panormitana e Himantoglossum robertianum – e piante alimurgiche tradizionali come Hypericum perforatum e Gladiolus italicus, quest’ultimo a rischio di estinzione.
Ogni specie diventa un tassello di memoria, un frammento di biodiversità che la cura quotidiana restituisce alla comunità.

🌞 Natura come terapia

«Prendermi cura della natura significa prendermi cura di me stesso», dice Rocco con semplicità.
Osservare l’evoluzione del giardino, una fioritura improvvisa o il ritorno di una farfalla, è per lui una forma di meditazione naturale: «È il qui e ora che molti cercano solo nel dopo, ma il paradiso è già qui, quando impariamo a rispettarlo.»

🌍 Un sogno che cresce

Oggi il Giardino della Biodiversità è un luogo rigenerato, ma anche un laboratorio di comunità.
Le persone non passano più distratte: salutano, si fermano, chiedono, si incuriosiscono.
«All’inizio – racconta Rocco – prevaleva l’indifferenza, persino lo scherno. Oggi riceviamo parole di incoraggiamento e riconoscenza. Quando un luogo si rigenera, si rigenera anche lo sguardo delle persone.»

Il suo sogno è che questo progetto diventi replicabile in altri quartieri e città, come modello di rigenerazione dal basso.
«Se la biodiversità può rinascere qui – conclude – può rinascere ovunque.»

Ho organizzato un paio di clean up, cioè delle raccolte di rifiuti al giardino della biodiversità e altre volte sono andata lì anche soltanto per passeggiare, chiacchierare con Rocco e scattare delle foto alla natura urbana.

Ogni volta mi sento accolta, come se quel luogo fosse uno spazio in cui niente e nessuno giudica perché sa cosa vuol dire soffrire e vedersi scalfito e, ciononostante continua a sopravvivere e a fare del suo meglio.